UNIX & LINUX – Gli eroi dell’informatica che usano solo i veri nerd
Benvenuto nell’articolo in cui ti spieghiamo perché se usi Linux sei un eroe moderno, ma se lo pronunci “làinùx” devi formattare la tua esistenza. Oggi ti raccontiamo la vera storia di UNIX e LINUX, i sistemi operativi che muovono internet, banche, server, razzi spaziali e pure il tuo televisore… ma tu usi ancora Windows perché ti serve Word. Bravo.
La nascita di UNIX: quando la Bell non suonava ancora male
Facciamo un salto indietro nel tempo, negli anni ‘60, quando la Bell Labs era un posto pieno di cervelloni con camicie a scacchi e cravatte troppo corte. Qui due tizi, Ken Thompson e Dennis Ritchie, decisero che i sistemi operativi dell’epoca facevano talmente schifo da dover inventare qualcosa di nuovo.

Così nacque UNIX, un sistema operativo potente, modulare e scritto in linguaggio C, cioè il linguaggio di programmazione che ti fa bestemmiare dal primo all’ultimo carattere ma che ancora oggi regge mezzo mondo digitale.
UNIX, i cloni e la diaspora: un sistema, miliardi di eredi
UNIX fu adottato dalle università, dai laboratori, dalle aziende e da chiunque non avesse paura della riga di comando. Ma la licenza di UNIX era più intricata del regolamento del Monopoli, e quindi nacquero centinaia di cloni, fork, derivati, figli illegittimi e zii acquisiti: BSD, Solaris, AIX, HP-UX… tutti figli di quella riga di comando che nessuno capisce ma tutti rispettano.
MINIX e il ragazzino finlandese che cambiò tutto
Negli anni ‘80, un certo Andrew Tanenbaum sviluppa MINIX, un clone di UNIX per scopi educativi. Non serviva a una mazza, ma ispirò un giovane studente finlandese, Linus Torvalds, a scrivere il suo kernel: Linux.

Linux nacque nel 1991 con un post su un newsgroup, roba che oggi faresti su Twitter ma nessuno ti cagherebbe. Ma Linus aveva creato qualcosa di grande, open-source, gratuito e con la community più incazzosa e geniale del mondo.
Linus Torvalds: il nerd che scrisse Linux perché si annoiava
Come dicevamo era il 1991, e mentre quelli nati nell’86 come me imparavano a gestire il telecomando della TV, un giovane studente finlandese con troppa voglia di fare e pochi amici — Linus Torvalds — stava smanettando con MINIX. Ma Linus, come ogni bravo nerd che si rispetti, non riusciva a stare zitto e buono. Disse: “Minix è bello, ma non è abbastanza figo. Mo me lo scrivo da solo.”
Così iniziò a lavorare a un kernel tutto suo, in C, nel tempo libero, usando un 386 e un po’ di follia creativa. Il 25 agosto 1991, Linus pubblicò un messaggio leggendario su un forum Usenet (comp.os.minix), scrivendo:
“Sto facendo un sistema operativo (gratuito) solo per hobby, non sarà grande e professionale come GNU.”
Che poi… spoiler: oggi Linux è praticamente ovunque. Linus aveva creato un kernel modulare, gratuito, open-source e flessibile che funzionava su qualsiasi hardware. E soprattutto: funzionava davvero.
Nel tempo, migliaia di sviluppatori da tutto il mondo si unirono al progetto, migliorandolo, espandendolo e creando decine di distribuzioni. Linus, intanto, si beccava insulti da metà internet e adorazione dall’altra metà, diventando l’icona definitiva dell’open-source.
E per la cronaca, usa ancora un ThinkPad, che se lo fai partire con Linux ti fa anche il caffè, veramente… insieme fanno impressione.
Distribuzioni Linux: la Babele digitale
Oggi Linux non è “uno”. È una galassia. Una miriade di distro (distribuzioni) che vanno da quelle per chi vuole semplicità a quelle per chi vuole farsi del male compilando anche il tostapane.

Ok, te la sei letta tutta la storia e adesso ti senti pronto per passare a Linux. Ma quale diavolo scegli tra le millemila distribuzioni disponibili? Te lo diciamo noi, senza troppi giri di parole:
- Ubuntu – Per chi vuole iniziare. L’interfaccia è semplice, tutto funziona out-of-the-box, la community è gigantesca e se cerchi qualcosa su Google, qualcuno l’ha già chiesto nel 2007 su un forum dimenticato.
- Linux Mint – Per quelli che odiano Windows ma lo vogliono uguale. Ti sembra tutto familiare, ma senza i problemi di aggiornamento di Windows. Se vuoi che tua nonna usi Linux senza bestemmie, questa è la distro giusta.
- Debian – Per i puristi. Robusto, stabile e senza troppi fronzoli. Se usi Debian sei uno che beve il caffè senza zucchero e aggiorna il sistema da terminale alle 6 di mattina, così, per sport.
- Arch Linux – Per chi ha tempo, pazienza e istinti suicidi. Lo installi a mano, lo configuri a mano, lo rompi da solo e lo ripari con il dolore. Ma quando funziona… oh, che soddisfazione!
Ovviamente ci sono anche Fedora, Manjaro, Elementary OS e altri. Ma se cominci con questi quattro, non ti perdi e non ti esplode il cervello. Forse.
I Desktop Environment: l’abito fa il monaco
Non esiste un solo “aspetto” di Linux. Ci sono i Desktop Environment, interfacce grafiche diverse che trasformano il sistema operativo in qualcosa di usabile… o no.

- GNOME – Minimal e moderno. Ti fa sentire pulito.
- KDE Plasma – Bello, potente, personalizzabile… e pure leggero oggi.
- Xfce – Per chi usa ancora Pentium e bestemmie.
Linux oggi: ovunque ma invisibile
Lo usi tutti i giorni, ma non lo sai. Il tuo router? Linux. La smart TV? Linux. Il tuo smartphone Android? Linux. I server che tengono su Google, Facebook, Amazon? Linux. Il mondo gira su Linux. Ma la gente lo ignora perché non lo trova al MediaWorld.
Persino la NASA lo usa. Ma no, tu vuoi Windows perché c’hai Excel. Bravo, campione.
Distribuzioni aziendali: roba seria per gente seria
Ok, fino adesso abbiamo scherzato, ma se lavori in ambito enterprise, con server che non devono mai schiattare, ambienti mission-critical e SLA scritti col sangue, allora ti servono distro pensate per il business. E no, non puoi presentarti con Hannah Montana Linux in ufficio (a meno che non sia un ufficio molto, ma molto strano).
- Red Hat Enterprise Linux (RHEL) – È la distro commerciale per eccellenza. Usata in banche, ospedali, multinazionali e nell’infrastruttura di mezzo mondo. Ha supporto a pagamento, aggiornamenti certificati, e se qualcosa va storto, c’è qualcuno che ti risponde (non sempre con gentilezza, ma ti risponde).
- Ubuntu Pro – La versione “seria” di Ubuntu, con supporto esteso, sicurezza di livello enterprise e patch anche per pacchetti del mondo open-source che di solito nessuno considera. Se vuoi Ubuntu ma con la cravatta, è questa.
- SUSE Linux Enterprise – Meno diffusa in Italia, ma molto apprezzata in Germania e nei sistemi SAP. Solida come una Mercedes e con strumenti di amministrazione avanzati che farebbero impallidire un devops con vent’anni di carriera.
Queste distro non sono solo per giocare: sono progettate per ambienti dove “riavviare il server” non è un’opzione. E se ti stai chiedendo perché non le trovi nei forum pieni di gif animate e meme su Tux… è perché chi le usa, di solito, lavora in silenzio. E fattura.
Distribuzioni per la privacy: paranoici e hacker, a raccolta!
Se dormi con la webcam tappata e pensi che il microonde ti ascolti, benvenuto nel club degli amanti della privacy digitale. Per te che ti fidi solo della tua ombra (e neanche troppo), esistono distro pensate per proteggere i tuoi dati anche da tua nonna.
- Tails – Sistema operativo live che gira da USB. Tutto cifrato, tutto anonimo. Usi, navighi, spegni e non lasci traccia. Neanche CSI Miami ti becca.
- Kali Linux – Amatissima dagli esperti di sicurezza informatica, quelli che ne sanno sul serio e che se li vedi lavorare ti mettono anche un po’ di timore… ma anche dagli hacker wannabe, da forum, che installano Kali solo per aprire il terminale e scrivere “nmap” (si, tristemente l’ho fatto anche io ma non giudicatemi, l’ho già fatto da solo). Se non sai cosa stai facendo, puoi fare grossi casini. Se lo sai, è una bomba.
Queste distro non sono per giocare a Candy Crush, ma se il tuo obiettivo è navigare in modo anonimo o testare la sicurezza di una rete, fanno al caso tuo. Occhio però: non rendono invincibili. Se scrivi la tua password come “123456”, nemmeno Edward Snowden può aiutarti.
I limiti di Linux: sì, ce ne sono
Ora, parliamoci chiaro: Linux non è perfetto (lo so, bestemmia). Ha tanti pregi, ma qualche difettuccio se lo porta dietro come Windows si porta dietro Cortana.
- Compatibilità software: Non tutti i programmi esistono per Linux. Suite Adobe? No. Microsoft Office? Quasi, ma no. Alcuni tool professionali ti fanno ciao con la manina.
- Gaming: Sta migliorando a vista d’occhio grazie a Proton, Steam Deck e compagnia bella. Ma ancora oggi, qualche gioco fa il difficile e gira solo con mille bestemmie.
- Utenti pigri: Se sei uno che si perde nei menù del microonde, Linux può sembrarti un viaggio mistico. Ma con un po’ di pazienza (e Google), impari tutto.
In sintesi: se sei disposto a imparare, Linux è un mondo che ti apre il cervello. Se invece vuoi solo cliccare su “Avanti → Avanti → Fine”, forse non fa per te (ma puoi sempre provarci lo stesso, eh).
Come iniziare senza perdere amici e pazienza
Se sei arrivato fin qui e hai pensato “quasi quasi ci provo”, allora sappi che sì, puoi iniziare senza formattare tutto e farti lasciare dalla fidanzata.
- Scarica Linux Mint – È come Windows ma senza rotture di palle. Leggero, intuitivo, con tutto già pronto. Un classico per iniziare.
- Creare una USB bootabile – Usa software come Rufus (su Windows) o Etcher (su Linux/macOS) per metterlo su chiavetta.
- Avvia il PC dalla chiavetta – Entra nel BIOS/UEFI, scegli la USB, e parte Linux Mint in modalità live. Niente tocca il disco finché non clicchi su “Installa”.
- Provalo – Puoi navigare, scrivere, guardare video, tutto senza installare nulla. Se ti piace, lo installi. Se non ti piace, spegni e torni a Windows. E ti vergogni (ovviamente).
In ogni caso, ricordati: la comunità Linux è grande, appassionata e pronta ad aiutarti. Puoi iniziare in modo soft e poi passare a distro più avanzate quando ti sentirai abbastanza forte da ridere in faccia ai Blue Screen of Death.
Se anche il tuo vecchio portatile non regge più Windows, magari con Linux può rinascere. Contattaci qui, e gli ridiamo una seconda giovinezza. Come quel… No, questa me la tengo per me.